domenica 11 maggio 2008
Ogni nazione ha il governo che si merita...
C'è una scritta, "Comunque vada, grazie Walter". Il colore della sconfitta è il verde speranza che tappezza i pavimenti e le pareti del "loftone". E' uno spazio a pochi metri dalla sede del Pd nel centro di Roma. Per adesso, per l'occasione, è la sala stampa del Pd. E' sul palco in mezzo a quel verde che Walter Veltroni compare, poco dopo le 20, con lo stato maggiore del partito - tutti insieme schierati, non più l'uomo solo delle 110 città italiane - per dire che "la sfida non ha raggiunto l'obiettivo" e "il risultato è chiaro, la destra governerà il paese". Che lo scenario avrà due dimensioni: "L'opposizione, e la convergenza sulle riforme delle quali il paese ha grande bisogno". E che ha telefonato a Silvio Berlusconi per fargli complimenti e auguri di buon lavoro "come si fa in ogni grande democrazia occidentale". Veltroni si commuove, non parla a braccio. Tira fuori un foglietto e lo poggia sullo stesso leggìo trasparente che lo ha accompagnato in campagna elettorale. Ringrazia gli elettori "che hanno dato fiducia alla nuova sfida". La destra ha vinto ma c'è anche "un riequilibrio nei rapporti tra le forze di destra a favore della Lega, con un successo consistente". Vale a dire un'ipoteca pesante sul governo Berlusconi, che rende il Carroccio determinante ed esaspera le diversità della coalizione di destra. Il Pdl "dovrà sciogliere il nodo se essere un partito - dice Veltroni - o rimanere un semplice cartello elettorale. E non so quanto questa maggioranza potrà durare". Sono passati 60 anni da quando un comunista, Umberto Terracini, firmava la Carta costituzionale della neonata repubblica. Sei decenni dopo, e per la prima volta da quando il fascismo li aveva messi fuorilegge, nel Parlamento italiano non siederanno né comunisti, né socialisti. Il poco più del 3% preso alla Camera dalla Sinistra e l'Arcobaleno e lo 0,9% raccattato dagli eredi di Pietro Nenni e Bettino Craxi non lasciano possibilità. A Montecitorio e Palazzo Madama nessuna targhetta adornerà le stanze dei gruppi parlamentari con i simboli del lavoro che hanno percorso tutto il '900. I socialisti hanno provato a fare breccia battendo la via del laicismo, della contrapposizione netta, diretta e frontale alllo "Stato clericale" che da Boselli in giù gli eredi del garofano indicavano come il pericolo massimo per il Paese. Ma non ha pagato. Gli eredi del comunismo nelle sue varie forme ci hanno provato. Hanno provato a rinunciare a nome e simboli per resistere ancora una Legislatura, per portare questo fardello novecentesco nella storia politica del XXI secolo, ma non è bastato. Dalle politiche del 2006, dopo due anni di governo, i partiti che formavano la cosidetta "sinistra radicale" hanno perso il 9%. "Una sconfitta di proporzioni impreviste" ha detto desolato il leader Fausto Bertinotti. Una sconfitta che lascia senza rappresentanza parlamentare non solo la "sinistra storica" ma anche tutto un mondo che prima fra Rifondazione, Verdi e Comunisti Italiani trovava un suo riferimento nelle istituzioni. La sinistra dei comitati, dei centri sociali, dell'antagonismo. Via i pacifisti che appena 5 anni fa riempivano le piazze e le strade, fermavano i treni che portavano armi all'Iraq, che riempivano le finestre d'Italia di bandiere arcobaleno. Via i comitati del no: niente rappresentanza per i vicentini che non vogliono la base Usa né per i valligiani che vogliono fermare la Tav che dovrebbe invadere le loro terre. E i centri sociali? Quante volte Rifondazione o i Verdi erano intervenuti per tenere a freno questi compagni un po' troppo esuberanti? Anche per loro niente più lacci, lacciuoli, equilibri di partito o di coalizione da tenere insieme. Caruso torna a casa nel suo Sud Ribelle, Daniele Farina al Leoncavallo di Milano. Che farà ora l'area dell'antagonismo militante? In molti fra loro, in realtà, tirano un sospiro di sollievo. In un colpo solo, insomma, sono scomparsi la vecchia e la nuova sinistra. Ha pesato l'astensionismo, certo, molti compagni che piuttosto che beccarsi Berlusconi hanno preferito "turarsi il naso" e votare Veltroni, due anni di governo con poche prede nel carniere da esibire al momento della campagna elettorale; un leader un po' appannato dagli stucchi e dagli ori degli appartamenti riservati al presidente della Camera. Pesi diversi e tutti influenti ma resta il fatto che una stagione è finita nel modo più brusco....
Pd: primo partito a Castegnato, 1486 grazie...
Il Partito Democratico si è confermato il primo partito a Castegnato con ben 1486 voti alla Camera (31,3%) e 1385 al Senato (31,4%) , aumentando la percentuale di voti rispetto alle politiche 2006 (30,3% dell'Ulivo).
Ecco alcuni dati:
- Percentuali voti camera nei vari comuni bresciani; voti di lista camera
- Percentuali voti senato nei vari comuni bresciani; voti di lista senato
- Flussi di voto
Ed ecco un "Colpo d'occhio" sul territorio con semplici cartine politiche della Provincia e gli esiti elettorali:
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